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Settimana faticosa, questo mal di testa che non se ne va, il freddo nelle ossa mi fanno sentire l’inverno sotto pelle.. non solo nel senso stretto di stagione ma nel senso lato di attesa, di quiete -sebbene io sia poco quieta e poco paziente di indole- I pensieri sedimentano senza essere troppo sfiorati da rimuginamenti vari, un senso di attesa che alle volte mi sconvolge.. Non ne sono abituata, a non avere un piano, non sono abituata a lasciare così tante variabili al destino ma pare che quest’anno sia proprio iniziato così, niente di definito, il navigare a vista assume un significato più prepotente.. Sono sempre stata una donna che puntava a qualcosa e si vedeva davanti un mucchio di ostacoli da superare e il superamento di questi ostacoli dipendeva essenzialmente da me, da quanto lavoro e fatica avrei investito.. ora non basta, si è in balia degli eventi, questo senso di sgretolamento è forse il segno più evidente che colgo della crisi tanto decantata.. non è il non aver soldi o il dover fare delle scelte, è l’attesa giorno per giorno di non sai tu nemmeno bene cosa, l’attesa del “vediamo come si evolve” che mi stronca.. Forse l’insegnamento di quest’anno è questo, l’aver fiducia nel destino lavorando alla cieca, su me stessa, con gli altri, vivendo l’attimo, mai come in questo momento sento il presente.. il passato, tolto qualche momento, è finito nel dimenticatoio, forse perchè se non pensi a un futuro certo non puoi pensare al passato, non ci sarebbe equilibrio.. e così è tutto nel “qui ed ora” che a me non è mai stato particolarmente congeniale.. Ma se è questo da imparare proviamo a vivere ai cinque minuti senza nemmeno pensare a cosa succederà..  la nebbia rende benissimo il senso, cammino vedendo esattamente il passo che sto facendo, nulla più. E così, armata di fiducia mi rintano nella mia sedia muovendo le ditina per non gelare e nei momenti di pausa mi immergo in un libro.. se c’è qualcosa di positivo nel momento attuale è che sto leggendo molto, un ritorno alle origini.. io, un libro, un tea e il mio mal di testa…

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La vita è una scala a chiocciola [cit]

Se penso al passato non mi riconosco più, ci son stati luoghi, periodi, in cui io non ero io, in cui non avrei dovuto attardarmi, in cui avrei dovuto fuggire lontano, o nemmeno fermarmi.. ci sono persone che avrei dovuto lasciare andare molto prima, ma mi pareva di restare sola e la solitudine mi era insopportabile, mi sembrava di rinunciare alla felicità e invece avrei dovuto sciogliere i nodi molto prima, avrei sofferto meno, non con minore intensità, quello no perchè mi son sempre distrutta a chiedermi perchè, cosa era andato storto, avrei sofferto per meno tempo in quel modo atroce, non mi sarei aggrappata a dei ricordi ignorando la realtà, sarei passata oltre molto prima. In definitiva sospetto che la mia paura non fosse di star sola, ma di non farcela, a star sola, di stare troppo male, di soffrire troppo… mi avevano sempre detto che la solitudine è brutta ed io la temevo senza accorgermi che era proprio il non allontanarmi in fretta da certe persone a gettarmi nell’isolamento. E così sono sopravvissuta alla peggiore fra le solitudini, quella dell’illusione, alimentata dalle mie speranze e da piccoli meschini gesti altrui che la mia speranza accendevano, sotto le braci; sono sopravvissuta alla desolazione del mio cuore dovendo mentire al mondo e sorridere come se fossi perfino fortunata, della mia condizione, sono sopravvissuta alla solitudine creata da chi ti lascia perchè se ne va e poi torna dicendoti che forse ha sbagliato, obbligandoti ad attese interminabili e sterili. Sono sopravvissuta a ciò che mi faceva più paura ed ora che mi guardo indietro mi dico che ho avuto una forza e un coraggio superiore ad ogni più rosea aspettativa, non solo sono stata all’inferno ma per un certo periodo ho fatto sì che sembrasse il paradiso. A chi ora mi dice che l’uomo non è fatto per star solo rivolgo un cenno di assenso, ho imparato a non discutere con chi pensa di aver ragione ma fra me e me penso che no, l’uomo può essere solo anche se è meglio non esserlo talvolta ma l’uomo non è fatto per essere isolato, vessato, tradito nei suoi sogni.. la solitudine non è che una condizione e quando penso che per così tanto tempo sono stata sola, isolata da chi voleva che io fossi lì ad attendere, come una ruota di scorta, mi dico che nulla accade per caso ma indietro non ci ritornerei.. anche se talune persone, perse per strada, lasciano in me una forte malinconia.. ma all’inferno non ci tornerei, ancora non mi capacito di esserci sopravvissuta.

Non trovare la colpa. Trova il rimedio. [H. Ford. ]

Ieri sera ero decisamente inquieta, mancava qualcosa e non sapevo cosa -l’avrei poi scoperto verso mezzanotte e venti ma questa, è un’altra storia- così all’alba delle dieci, nel silenzio della cucina ho appiccicato il naso al vetro e ho visto fuori tutto quel freddo.. non l’ho intuito, l’ho proprio visto, i rami degli alberi sembravano dita intirizzite e ho avuto la netta sensazione che chiunque fosse passato sotto quell’albero si sarebbe sentito terribilmente infreddolito.. così mi son messa sù un tea e mi son messa a spignattare fra zucchero, burro e uova e verso le dieci e mezza la casa si è profumata di torta.. anzi di minitorte, quattro minitortine tanto più comode da dividere e portarsi in giro quando passi più di metà della tua vita in ufficio…

 e così oggi pomeriggio, nel primo e unico momento libero della giornata ho tirato un po’ il fiato, ho appiccicato il naso fuori, ho visto ancora un gran freddo e mi son fatta un tea, di nuovo, mi sono accoccolata nel mio angolino con una fettina di muffino e mi sono estraniata dal mondo cinque minuti.. poi il telefono ha ripreso a squillare e il delirio è tornato ai livelli soliti…

Non esiste il cattivo tempo, solo un abbigliamento inadeguato
[cit.]

Nebbia in Val Padana. Un pomeriggio al caldo, fra vecchie foto e un cappuccino, mille chiacchiere e qualche silenzio; è bello poter stare in silenzio senza sentirsi a disagio, un dono prezioso mentre fuori il termometro va a -1° e non son nemmeno le sette di sera, la nebbia ridiscende arricciando i capelli e ghiacciando il naso.. Un tuffo nel passato, chiacchiere e racconti, lo stupore nel notare che non fa male, la caccia al cioccolatino bianco sparito. Questo sgattaiolare negli angoli in penombra, senza far troppo rumore, questo attraversare i giorni, i mesi in punta di piedi, questo low profile imposto per tanto tempo e che ora comincio a capire appieno, a far mio.. bisogna far silenzio per ascoltare qualcuno che bisbiglia e allora continuo a sussurrare alla vita e a chi mi ascolta.. lasciando che il mondo chiassoso mi passi vicino, veloce, senza nemmeno guardarmi, le foto sparse sono spunti meravigliosi per raccontarsi e per scoprire i ricordi altrui.. ammesso che ci sia qualcuno disposto ad ascoltare e a narrare, a narrarsi, in mezzo alla nebbia, in un angolo caldo, sgranocchiando m&m’s..

C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio
[M. Kundera]

Non capita spesso di fermarmi, ultimamente… rallentare sì, lentamente come da abitudine incomincio a rallentare, ci provo, per non morire troppo in fretta di smog, di stress, di pensieri spaventosi.. ma fermarmi.. non ne sono ancora capace, non in inverno. Eppure se mi guardo indietro in questi mesi sono successe moltissime cose, accadute lentamente, quasi da non accorgersene a meno che non si guardi l’inizio e la fine come due momenti diversi, lontani, allora sì che si capisce… molte cose sono cambiate e quasi non me ne sono accorta.. ero immersa nella corrente e trovavo del tutto normale che ci fossero trasformazioni intorno a me.. eppure qualcuno si è sposato, qualcuno si è perso per strada, qualcuno ancora non l’ho visto, qualcuno l’ho visto fin troppo.. quanti cambiamenti, non erano in programma, non riguardando me direttamente non ci avevo pensato ma quante cose stanno cambiando.. E quello che mi resta, pensandoci, è il senso di semplicità, non è cambiato nulla con clamore, con urla, feste, eventi, tutto in sordina, com’è nell’ordine naturale delle cose, cambiamenti significiativi o minimi accettati, vissuti in silenzio, andando avanti.. un po’ tacendo per scaramanzia, un po’ per intelligenza, un po’ per timidezza.. eppure in questo sabato di nebbia e sole, abbracciata alla mia tazza da tea, sotto la coperta che protegge, rifletto, osservo, sorrido grata.. ecco, silenziosamente sono grata per le cose belle che sono accadute a chi mi sta intorno, a chi ho imparato ad apprezzare senza troppe parole inutili o smancerie da commediola, sono grata della serenità e della felicità di coloro cui voglio un sincero bene,  sono piena di gratitudine per chi è meno triste, meno solo, e piena di speranza affinchè molti altri desideri si avverino… sono grata, sì, per aver potuto rallentare abbastanza da guardarmi intorno e scorgere questi cambiamenti, nel freddo rigore di un inverno di città..

Non esser crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
[Mary Schmich]

Un bel respiro.
Questa Milano col sole mi sta salvando un po’ la vita, questo cielo azzurro e queste poche auto in giro…oggi giorno di auguri, di progetti, di sorrisi e anche di speranze. Oggi giornata di complimenti inaspettati, di candele al cioccolato e cioccolatini bianchi, di infiniti messaggi e una sensazione di lieve gioia.. Chi contava c’è stato, ora lascio scivolare il tempo, penso alle parole della sorellina e alle perle di buon pensiero emerse sabato sera, penso ai progetti ma ci penso come si guarda un quadro impressionista, sfumando lo sguardo, non voglio i particolari, cerco i contorni, fatti di puntini, di tocchi leggeri.. eppure la figura che vedo è sempre più nitida.. già, gli impressionisti… c’è da andare a vedere Cezanne a Palazzo Reale, potrei regalarmi una serata fra i miei colori sfuocati.. forse amo tanto quel genere di pittura perchè sono miope, so esattamente come guardare un quadro impressionista.. e guardare la vita, in fondo, non è poi diverso…
Ed ho appena trovato un nuovo libro da leggiucchiare… delizie di un lento lunedì pomeriggio..

Dove tu sei, quella, è casa.
Emily Dickison

Trovo terribilmente difficile percepire il concetto di “fine”, l’idea che qualcosa possa finire, andare incontro alla fine passeggiando come se niente fosse, godendosi il panorama, accettarla come parte del tutto e sapere che ci passerò oltre. C’è qualcosa di alquanto triste nel non essere un pezzo unico e insostituibile, nel sentirsi una vite che se non va bene viene sostituita, un bicchiere che se non va bene perchè è troppo alto o troppo basso o si rompe viene buttato via e un altro prende il suo posto. Non ne sono capace, non mi riesce. Sono sempre stata una donna che riusciva a fidarsi, che aveva dei sogni e sperava nel futuro, ora non riesco a fidarmi perchè quando mi fido la mia fiducia viene tradita, i miei sogni vengono regolarmente messi al palo e il mio futuro smorzato, regolarmente mi viene detto cosa ci si aspetta da me, ma nessuno, ancora nessuno è stato disposto a chiedermi cosa io mi aspetti dal futuro, dalle persone, nessuno è disposto a dirmi che valgo la pena nonostante tutto.. io valgo la pena se ho determinate caratteristiche. Non le ho .Ne ho altre. Quali che siano sono altre. Ma pare non sia percepita la cosa. Tanto per cambiare.

Non sono sicura che il pozzo abbia sempre un fondo
[cit]

La tana sta diventando piena, non di cose, quelle ci son sempre state, o di vestiti, che quando serve si fanno piccoli piccoli e si mettono tutti per bene in fila nell’armadio, no sta diventando piena di idee, di profumi e di sensazioni. Si sta riempiendo di un mucchio di libri che si impilano sul mio comodino, e di giornali e riviste che invece stanno sotto, al comodino, si riempie del profumo pieno e dolce di un’essenza versata nell’umidificatore, e poi si riempie di fogli, migliaia di fogli.. su alcuni ci son lettere mai spedite, sopra altri ci sono liste improbabili, quella della spesa, quella delle cose da tenere dell’anno passato, quella dei buoni propositi: sono finite tutte nel cestino. Il tavolo è sommerso da quaderni, gli scaffali traboccano di testi.. il letto si definisce il suo posto solo perchè è di carattere, e non permette a nessuno di usurpare il proprio spazio vitale.. La mia testa è un po’ come la mia tana, immersa in una bolla di influenza e stanchezza lavora sotto sotto a mille pensieri splendidi.. Sono ripresi i lavori, le ricettine, le scritture, le fotografie e le serate a guardare e leggere cose che mi chetano, o mi illuminano. In qualche modo me ne sono andata senza muovere un passo, in qualche modo me ne sono andata per sempre e come ogni volta mi accorgo e realizzo veramente le cose quando sono già accadute.. Il tempismo è tutto nella vita, in certi momenti devi solo agire, saltare. Purtroppo c’è qualcuno che è rimasto dall’altra parte del baratro. Non l’ho sentito saltare, ho sentito un po’ freddo alla schiena e mi sono accorta che mancava una qualche presenza. Oh sì, appena arriva la primavera ci sarà anche l’erbario cui pensare e tra poco arriverà la dodicesima notte e sarà tempo di disfare le decorazioni natalizie.. Tanta carne a fuoco lento, senza fretta, la mia lentezza farà sempre parte di me.. solo a saltare sono svelta, per questo non mi seguono. Non avviso mai, salto e basta.

“Se non potete essere un pino sulla vetta del Mondo, siate un cespuglio nella Valle, ma siate il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello.”
[M.L.King]

Tempo di cambiamenti, di quelli sostanziali solo un po’, di quelli che non c’entrano con la fine dell’anno ma con la fine della pazienza..  O forse no, forse questo 2012 in qualche modo c’entra eccome, questa idea che andrà tutto male, che sarà un anno di lacrime e sangue come dicono i nostri politici mi ha spinta a considerarlo un po’ un anno di transizione, a non buttargli addosso tutti i propositi di ogni inizio d’anno perchè lui, poverino, già nasce sotto i peggiori auspici.. e così sia io che questo 2012 ce la stiamo prendendo molto sul rilassato, facciamo progetti a lungo termine su quisquillie e pinzillacchere, senza sentire i sogni tanto vicini, facciamo progetti di lavoro, vediamo soltanto il “work in progress” per una volta.. e così la mia piccola agenda color champagne di Bulgari è stata già battezzata e comincia ad essere scritta fine fine fine a matita.. impegni paletti, obbiettivi.. questione di priorità, continuo a ripetermi e come un mantra continuo a ripetermi che la sottoscritta dovrebbe essere in pole position tra le priorità.. son dura di comprendonio ma piano piano comincio ad impararlo.. e così intanto che ci ragiono su e preparo per il tea continuo a stilare schemi, progetti, continuo a prender nota, a lasciar correre le voci dei demotivatori, a vivere questo periodo di quiete dondolando fra il lavoro e qualche buon libro, fra una tazza di tea e il progetto per visitare una nuova mostra.. rallentando un poco senza fermarsi mai..

“Porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato”.
F.Pessoa

Alle volte il tempo rallenta, come se ci fosse una specie di distorsione o qualcosa di simile, una di quelle faccende che si trovano nei romanzi di fantascienza.. Ho il sospetto che sarà una bella settimana di quasi-vacanza -a parte quel particolare dell’andare al lavoro- ..sono a quota due libri in tre giorni e oggi mi aggiro famelica alla ricerca di qualcos’altro lasciato a metà.. Non avere il pc anzi, internet a casa se non in qualche sporadico momento a tempo determinato mi slega da un sacco di obblighi -ma questo non toglie che la mia chiavetta sia impazzita, non si riconosca più da sola e questo non è cosa buona e giusta, suppongo- la tana è ancora piena di regali da spedire e regali da collocare, ho voglia di giorni speciali, di una cena al ristorante cinese che più adoro a Milano e dal quale manco da almeno un anno, ho voglia di un caffè in centro davanti al Cervantes con un’amica, della mostra che ancora mi aspetta a Palazzo Reale, di mangiare un bacio bianco con Na Dindin, di vedere Sherlock Holmes, di trovare un’occasione per poter indossare le mie scarpe nuove e adorabili, di prendere un cappuccino alle Tre Fontanelle, di indossare i miei guanti lunghi col pelo tutti i giorni, di guardare un film avvolta in una coperta, sul divano -magari stasera- di scaricarmi le puntate che mancano alle mie serie preferite.. di continuare a far sogni e non incubi -anche se poi le frasi che mi vengono in mente, al risveglio, son totalmente prive di senso-

 

L’intera Roma è sproporzionata rispetto  a questo piccolo cabaret di paste
[Appunti di sogni ad occhi aperti e ad occhi chiusi]